LA PREGHIERA LAICA SCRITTA DALL'ALPINO chiamato "POETA"

“Alpini, eroi senza tempo, figli che provenite da tutte le montagne e ad esse tornate sempre, in voi coraggio e volontà non si discutono:come gli ordini che eseguite.
Senza una protesta, senza un commento, senza una ragione.
Uomini veri capaci di tener testa ad un giuramento di fedeltà qualsiasi cosa comporti.
Vi vedo morire uno dopo l’altro senza paura, senza arretrare di un metro. Sapete che il cecchino mitraglia e invece di fuggire il colpo voi lo inseguite.
Sentite urlare di morte chi vi precede ma coprite il suo grido con il vostro corpo che diventa sudario benedetto.
Vi celebro come vi vedo senza aggiungere altro perché so che la penna con cui scrivo mai potrà in ardore superare la Vostra"

lunedì 3 settembre 2007

FORTI IN SCENA. DOMENICA 29 LUGLIO A CAMPOMOLON


Tragedia Ortigara con le parole di semplici alpini.
di Anna Crestanello


TONEZZA DEL CIMONE. Vuoi per la suggestione del luogo, la galleria tubolare del Forte Campomolon, costruito sulla cresta che separa gli altipiani dei Fiorentini e di Tonezza. Vuoi per le condizioni metereologiche che, a causa di una perturbazione proprio all'inizio dello spettacolo, hanno visto scatenarsi un acquazzone con conseguente abbassamento delle temperature. Vuoi per la forte capacità di coinvolgimento emotivo attraverso la diversità dei toni di voce e l'intensa mimica del volto e dei gesti, ma la sensazione che hanno provato gli spettatori che hanno assistito alla prima intepretazione del monologo teatrale 1917, monte Ortigara: il calvario degli alpini è stata quella di essere anche loro las sù, su quella "montagna enorme che la fasea paura solo a vardarla", su quel "grumo di rocce taglienti, confine di terra alpina". Tra ricordi della pace, pensieri sul domani e paure della guerra, le vicende dei soldati del battaglione "Sette Comuni" si sono intrecciate nella dettagliata descrizione di quei giorni, le cui immagini, come fotogrammi di un film, sono passate in se quenza davanti agli occhi dei presenti, interrotte soltanto dal "ta ta ta ta ta" delle mitragliatrici e dal sordo "ta pum ta pum" dei fucili dei cecchini. A mano a mano che procedeva il racconto dei vari momenti che precedettero i fatti di quel giugno 1917, quando nell'offensiva sull'Ortigara morirono inutilmente migliaia di soldati italiani, dalle parole di Stefano Paiusco, protagonista ed autore dei testi assieme a Raja Marazzini, hanno preso corpo il Lele e il Gino, morti l'uno accanto all'altro durante la battaglia; Toni, l'unico soldato che già era stato su quella montagna l'anno precedente; Menego, che a casa aveva lasciato la moglie e i suoi tre figli; el Modena, impavido soldato che successivamente combatté ancora, e il poeta, che aveva idealizzato la guerra nei canti eroici del passato. Coreografia del racconto, alcuni canti alpini del periodo, intervallati da letture tratte dal libro Scarpe al sole di Paolo Monelli, scrittore, poeta ed ufficiale che combatté sull'Ortigara.

(Il Giornale di Vicenza - Mercoledì 01 Agosto 2007 spettacoli Pagina 42)

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